Prophecies of John XXIII

Pope John XXIII, signing the enciclica Pacem in TerrisPadre esitante dopo il Santo che già cammina agli alti altari, il Padre della Madre avanza il braccio e si aprirà al mondo.
La Madre per lui sarà grande quando sarà piccola uscirà dallo stagno accettando una breve catena.
Fiori avrà dinanzi alla sua croce, un’ombra rossa sulle spalle curve.
I suoi figli piangeranno, ma atta destra avrà due mani. Ferme e ricche di coraggio nel dire, nel comandare, nell’obbedire. Santa sarà la sua mano destra, gli darà inchiostro per condannare i chiodi in marcia i gigli a calpestare.
Ma la catena sarà più grande e la lotta più grande ma da una parte.
I figli del Padre e della Madre saranno protetti ma soffriranno. E luci avranno acceso nella notte, nell’abbraccio della piazza. I cavalli arrivano, di fango.
Fermi alle fontane.

Tra le nubi, le più tristi, si alzerà la colomba eletta, il dodicesimo pio dal profilo di metallo. Sola pace nella guerra, sola preghiera tra le grida. Sette volte incontrerà il visitatore e ne vedrà il viso prima della morte. E sette volte ne porterà la rosea corona.
Nel sangue anche i poveri saranno Cristo e le stimmate sanguineranno nel dolore, sangue per il sangue. La Madre raccoglierà i greggi e non saprà difendere gli altri ovili, chiusi nei recinti, divorati dai lupi della croce usurpata. Diffidare e combattere sempre chi usa la croce e non è figlio della Madre e del Padre. Combattere e attendere, perché sulla falsa croce, l’usurpatore si crocefiggerà da solo. Solo allora sarà pace.
La Madre faticherà a essere viva, ma vincerà le tentazioni, l’orgoglio della terrena vittoria. Combatterà il Padre, e rossa sarà la sua veste bianca, fratello tra i fratelli.
Povera apparirà la Vergine Maria ai semplici e non le crederanno. Al posto dei templi allora saranno tombe.
Luce di Newa dall’Oriente, ma la luce è sempre d’Occidente. A metà la statua

Ingiuste accuse avrà il vicario, per la sua dignità di tacere, per il suo coraggio alla prudenza che salvò il mondo. Ma il mondo volle fiori di carne, fiori dai vistosi colori, non guardò i fiori di campo, silenziosi e puri. Né mai li guarderà, nel loro splendore, se non alla fine della fine. Il male aveva tre teste, cadde la prima. Venne la seconda e il Padre la colpi con la parola, più forte della spada.
La terza era nel seno della Madre da sempre, nemica della Madre e del Padre. Le lettere di Barcellona diranno un giorno di un silenzio carico di azione e il dodicesimo sarà santo e santi più di lui mai ne verranno. Sarà il giorno della morte del conte che fu re a Barcellona.
I gigli cadranno, rossi di sangue. Ma non saranno
i garofani a immacolarsi. Triste giorno quando il
pazzo sarà santo. Errore nei secoli, segreto.
Il Padre detta Madre sarà solo e avrà le spine.
Il figlio detta terza testa se ne andrà da Roma
nette nebbie. Ma tornerà a dividere.
I veri santi sono giovani, nascono a Milano.

La colomba non chiamerà nuovi figli e la Madre ne perderà e anche figlie. Non potranno parlare e non saranno capiti i figli di San Giuseppe lavoratore. È presto per il loro tempo altri ne verranno e dovranno tacere.
Chi crede dovrà andarsene e il Padre della Madre non saprà tutto.
Su finte croci e in finte chiese molti parleranno per meschino potere. A Roma correranno i cani e la Madre sarà legata alle crociate. Chi non si armerà dovrà nascondersi. E i falsi figli ruberanno dal gregge.
Le guerre lontane le grida di paura. La paura sarà alibi dei lupi. E i greggi saranno più che mai greggi.
Non sempre paura della guerra. Il male rosso colpito ancora dal Padre con la parola. La parola sarà più forte delle armi e morirà chi si crede immortale. Il male rosso confonderà le genti che hanno sete e credono poi sono schiave del padrone del deserto figlio del male. Ma Roma eterna non avrà mai colori.

Oggi è la morte del santo. Non conoscerà altari,
perché santo tra i santi è chi in umiltà agisce,
in silenzio prega.
O Assisi cara, che ne hai visto il passato, e tu
Emilia che lo hai cullato e tu Israel che gli hai
dato rifugio.
Sette rosari stanotte. Il convento sarà distrutto
e fiori rossi sulle tombe scoperchiate.
Di lui il mondo tacerà sempre.
La Madre dimentica il suo cuore latino, il suo
cuore d’Oriente. E sangue nelle prigioni per chi
crede.
Madre perché stai in silenzio?

Poi sarà Padre l’inatteso, figlio dei campi e delle acque.
Io non lo vedo. Temo per lui. Per il suo tempo. Per la Madre. Camminerà tra genti divise, decise a mettere e a strappare la tunica al Redentore. Griderà molto nel suo cuore, parlerà dolce. Gli crederanno. Dura sarà la lotta. E nelle carte del Padre morto troverà il disegno per chiamare a raccolta i pastori e parlare al gregge. Oserà l’inosato. Sbaglierà, ma sarà un bene.
Vorrà conoscere il mondo e farlo conoscere coi suoi occhi ai semplici. Scandalo ne verrà ma tutti capiranno.
Le sue lettere resteranno.
Morirà allontanati i pastori prima di richiamarli. Le sue carte saranno nascoste. Le sue carte saranno rubate. Di lui poco sarà detto. Ma il giorno in cui il Padre che verrà dopo di lui dalle nebbie sarà colpito, anche la sua voce si udrà dalla tomba. Il Padre morto aprirà il settimo sigillo. Per lui chiedo perdono.

0 tormentato eletto nei tormenti, Padre vedovo
di cui Maria sa il segreto. Tacerà per fede.
Ancora paghi il soldo di Parigi. Non accettare la
tentazione del Pantheon, dei suoi morti e dei suoi
vivi.
Viaggiando lascerai te stesso in trono. Non potrai più alzarti, affronterai le genti. Non ti capiranno, esse ti affronteranno. E tu tacerai. Pascoli interi sono riarsi, taci se uccidono i tuoi pastori. Babilonia ha troppe lingue. Hai spezzato la catena, lo sai, lo saprai sino alla morte. Lingue diverse per il sacramento, lingue diverse per la parola. Oggi è smarrita.
Hai tolto l’esorcismo al sacramento e di Satana hai visto il volto. Parlare non basta. Tu che vieni dalle nebbie sarai colpito. Non hai saputo scegliere, ammonire, osare, pregare. Hai visto troppo, non l’hai voluto raccontare. La Chiesa trema e le tue lettere la scuotono inutilmente.
I figli migliori se ne vanno, si fanno servi del
male che chiamano bene. E quanti sì stringono
a te sono dimenticati.
Avrai un giorno di pace, uno solo. Poi dovrai consegnarti al patto. Le nebbie.

Benedetto, benedetto, benedetto. Saranno i giovani ad acclamarti, nuovo Padre di una Madre che sorride. I figli dei santi di Milano. Sedici ti conteranno. Ti terranno alte le mani. Vergine Maria vicina. Vergine Maria che fu sacrificata. Nelle sue parole troverai la strada, benedetto, benedetto, benedetto. Sarai padre di tutti. Sarà difficile l’inizio della strada, camminare per Roma in giorni di sangue. Diradare le nebbie e i loro sepolcri.
Dare nome sacro alle cose sacre, dare nome profano alle profane. Nella tua casa riceverai un santo a piedi nudi. E farai attendere i potenti, le mani disarmate, a pregarti.
Il santo parlerà anche per te in ogni contrada e dal mondo ecco i bianchi fiori ti avvolgeranno. Tuo sarà il viaggio del coraggio, la grande sfida al mondo e all’immondo principe del mondo. A chi ti manderà soldati, opporrai legioni. E mai ritornerai sulla parola.
E ti farai scalzo, e camminerai col santo scalzo. Quando di Maria Santissima divulgherai la parola si chiuderà la tua unica ferita. La Madre della Chiesa sarà Madre del mondo. Angelo sarai detto, benedetto.

Due fratelli e nessuno sarà Padre vero. La Madre sarà vedova.
I fratelli d’Oriente e d’Occidente si uccideranno e nell’assalto uccideranno i loro figli. Allora scenderà dal monte il santo scalzo e scuoterà il regno, dinanzi alla tomba dello scalzo, benedetto dalla Vergine Santissima. Ascoltate le sue parole.
Maria Santissima, figlia e madre di Dio, signora del tempo futuro, chiama a raccolta i tuoi figli dalle campagne, affinché abbattano le due Babilonie.
E una sia la Madre, come unica sei tu. La terra distruggerà il cemento e di terra sarà, Regina, la tua nuova Chiesa. E sulla terra il grano, per la fame dei tuoi popoli, fiore sul suo nuovo altare. Amen.

Sarà grande e breve il tuo regno. Padre, sarà breve ma ti porterà lontano, nella lontana terra dove sei nato e dove sarai sepolto. A Roma non ti vorranno dare. E ci sarà un altro Padre, prima della tua sepoltura, a pregare lontano per te, per le ferite della Madre.
Mikail e Giovanni scenderanno in terra. Le urne aperte nelle segrete sotto il tesoro e sì scopriranno i passi del primo uomo. Il grande fratello d’Oriente farà tremare il mondo dalla croce capovolta senza gigli. Il nuovo Padre gli andrà incontro ma lascerà orfana la Madre.
Ma prima dalle sue parole di vera scienza il segreto dell’arma che distrugge le armi. Tempo di pace, allora, e sulla lapide alto sarà il nome di Alberto.

La lunga pace farà dimenticare i passati errori. Farà dimenticare il grande fratello crocefisso capovolto. E nella Madre sarà la guerra, e le greggi si disperderanno. Allora qualcuno griderà sangue e sarà ascoltato. Triste chi avrà gridato, il primo sangue a scorrere sarà il suo. Si scontreranno mezzaluna, stella e croce. Qualcuno terrà alta la croce nera. Dalla valle del Principe verranno i cavalieri ciechi. Dietro di loro, i corvi della fame, della carestia, della pestilenza.
Dove credete di fuggire, ora che avete distrutto le chiese e ucciso l’ultimo Padre? Attendete il segno di Giovanni. L’agnello è pronto. Segnatevi sette volte con la mano stanca e aspettate. La luce viene ancora da Occidente.

Prima dell’ultima luce, i pastori avranno riconosciuto il segno. E tanti Padri avrà la Madre, tutti fratelli.
Dalle zolle e dalle acque sbocceranno cattedrali e templi per santi antichi e santi nuovi, dal nome eterno. Ma è già tempo di santi. Ognuno parlerà la stessa lingua. E la parlerà per pregare la Vergine e il Salvatore. Il Regno di Dio arriva in terra, si eleva la sua città, anche per chi non l’ha voluto. Il primo sole illumina la bilancia del creato. Aprite il cuore al giglio. La voce sarà potente, annunciata dalle trombe.
Luce da Occidente, ultima luce prima di quella eterna, sconosciuta. La verità sarà più, semplice di quanto tutti abbiano detto, abbiano scritto. Sarà un buon giudizio.
Padre nostro, che sei nei deli, viene il tuo regno. È fatta la tua volontà, in cielo e in terra. Sono venti secoli più l’età del Salvatore. Amen.

O Italia che hai creduto nella falsa libertà del settanta e libertà mai hai conosciuto. Che nel tuo seno i mali del tempo hai partorito, nati nella città del primo editto. Hai avuto falsi re, figli di non re, non lì hai saputi uccidere mentre ti uccidevano. Oggi il tuo re figlio di non re è ombra della maschera che grida. A Monaco fingerà la pace, ma sangue avrà versato in Spagna. E il figlio della Bestia gli è fratello, padre, padrone. Gli dei pagani neri si riesumano e le aquile e i canti della morte.
Libertà mai vi fu, libertà non c’è. Non è libero chi crede di opporre falsa scienza a fede, orgoglio immaturo al divino.
Oggi sono i figli di questo orgoglio, stretti nei confini, a premere. E nemici sono tutti. E tu nuovo Czar, dal piccolo padre maledetto, stringi la mano al dittatore nero. Guardi al mare. Sarà rosso di sangue.

Uniti nell’orgoglio della vittoria, della vendetta, nella rete di espansione, vi dividerete, e crollerete, nella vostra società nazioni. Non il privilegio può dar concordia al mondo, non l’invasione, non la divisione del sangue e della fede. Figli del demone di Lutero. Gli stati del futuro erano fuori di voi, li ignoravate, li calpestavate. Oggi schiavi, domani padroni luminosi.
Danzica, ferita d’Europa, flagello del mondo. Dividere il mondo significa dividere e ferire, colpire.
Marcia il figlio della Bestia, partorito in un anno nel segreto.
Soffrono i docili schiavi eterni figli di Dio e della Gran Madre Santa oltre gli Urali. A milioni muoiono in silenzio, poco sarà detto.
I morti non parlano.
II nuovo Czar uccide i figli veri del piccolo padre.
Ha gli occhi del lupo. Ma i lupi sono alla frontiera.
Perché non parla il trasvolatore dagli occhi d’acciaio, che sa, perché gli è stato detto?
Perché fugge in silenzio?
Nella terra degli angeli c’è troppo orgoglio. Il mondo è sicuro di sorridere. E i ricchi giocano coi cuccioli fingendo di non sapere che sono i tre lupi dei tre errori del mondo.

Grandi le razzie. Si portano false corone in terre grandi, si danno re e capi servi a popoli civili, nel nome del nulla partorito dal male. Chi può agire sta fermo, sperando di salvarsi, o di avere la sua parte di bottino. Nei laboratori si preparano armi a tutti sconosciute. L’Italia ne è la fucina. L’Italia che pone nel falso marmo ciò che non ha nel cuore. I suoi uomini sono statue senza pensiero.
La guerra voluta. La guerra di tutti, senza frontiere. Il figlio della Bestia scatena le belve. E l’Europa crolla, come una statua di fango. Il mare uccide di sotto le acque. E il cielo sputa fuoco. Innocenti uccisi nelle case. E dove arrivano stivali e chiodi i figli di Israel conoscono l’affanno. Ovili per il loro dolore e morte sottile. I carnefici sanno, a Norimberga mentiranno.
Cercateli sempre i carnefici, anche quando li crederete morti. Cercateli ovunque vive il potere con il terrore. Cercateli nelle case di chi si è arricchito con la guerra.
Non per la vendetta, ma per impedire che essi e i loro figli invadano ancora il mondo simulando la parola e il capo.
Si tacerà dell’Italia, ma i suoi uomini sono complici. Il figlio della Bestia ha in cuore la grande arma.

Colui che cadde nel cielo d’Africa, e la sua ala venne colpita, sapeva e poteva agire. Per questo è stato ucciso.
La sua donna segreta sa e ha le lettere del tradimento. Appariranno alla sua morte e allora chi è pecora sarà scoperto lupo.
Chi: ha acceso tre ceri nella notte santa si è salvato. Chi sapeva?
Il nuovo Czar ha tradito, ha creduto di aver perso. Ha ucciso i suoi uomini prima che fossero i chiodi a calpestarli. E milioni ne cadranno per la sua vigliaccheria. Ma il suo corpo onorato sarà tolto dal sacrario.
Piange la terra degli angeli e il suo capo sta per tradire. Altre lettere che un giorno si conosceranno. Quando sarà scoperto il segreto dell’amico del figlio della Bestia, volato di notte nella terra degli angeli.
La terra celeste è divisa, invasa. Ma qui agisce il più grande di tutti, un giorno sarà chiamato padre e darà amore al suo grande popolo. Ha tre nemici: li abbatterà uno a uno.
Il primo nemico giallo ha colpito i figli di Lutero, nudi nell’acqua. Il secondo è nella sua terra e ha potenti amici. Il terzo è il nuovo Czar che ha ordinato di ucciderlo.

L’Europa è in fiore.
La Francia ha due capi, ma grande è quello del deserto. Egli deve segreta riconoscenza al generale della Spagna.
Si combatte, ma dalle montagne, rossi e bianchi, scendono i fiori. Europa, questi sono i tuoi figli migliori, che un giorno saranno traditi. Perché i capi che crederanno di abbattere comanderanno ancora, sempre gli stessi. Abbatteranno le marionette del denaro, non i padroni del denaro. E si lasceranno sedurre dal nuovo Czar, che vince nonostante il tradimento, grazie all’ardore della sua fiamma rossa.
I figli di Lutero in Europa. La guerra delle armi,
la guerra delle passioni. I giovani dei monti hanno
bandiere nuove, che i potenti strapperanno con la
menzogna.
Attenti ai figli di Lutero e ai figli del nuovo Czar. Vogliono il mondo dissanguato per l’ultimo pasto. Francia, alza la croce di Lorena. Europa, alza i tuoi canti, più forti del tuono dei cannoni.
Il figlio della Bestia ha vinto tre attentati.
Non il quarto. Gli servono per uccidere chi odia. Ma per lui è la fine. Chiuso nella tana, stretto alla donna dell’altro. Sulla sua morte il mistero. Ma attenti a chi è uscito dalla tana per ultimo. Sarà duro a morire e prepara al mondo altre piaghe. Egli conosce il vero volto della Bestia.

Tu figlio di Lutero, non vedrai la fine della distruzione. E il tuo successore commetterà più crimini di te, se possibile.
La grande arma esploderà in Oriente, lasciando piaghe eterne. Questa impronta vile sulla carne del mondo non verrà più cancellata. La grande arma inutile alla guerra, usata per il potere. Per spaventare chi non soggiace alla nuova schiavitù. Ma nessuna arma ferma chi ha fede. E sulla terra celeste si combatte per la libertà. Il piccolo Czar trema all’esplosione. Vuol fermare un popolo in rivolta, nella terra celeste. Non ci riuscirà.
Il traditore della terra degli angeli ha perso le carte. Appariranno un giorno. Egli ha ucciso per riaverle.
Nella terra di Brahma una voce disarmata. È la coscienza del mondo, che non morirà mai, anche quando la sua carne sarà uccisa. La maschera sarà appesa per i piedi nella città dell’editto. Ma nessuno saprà mai come fu uccisa. L’ordine è venuto da lontano. Il re che non fu figlio di re non tornerà in Italia. E anche l’uomo che gli si dice figlio sarà cacciato. Sarà dura la notte del ricatto. O Israel che torni alla tua terra.

Oggi la Vergine appare.
Nessuno ascolta la sua parola
perché come sempre la dolce
appare agli umili.
Gli umili possono ascoltare
e gli umili sanno capire.
Solo gli umili sanno trovare
le parole semplici tra i fiori
per testimoniare in sincerità.
Madre Santissima immacolata
che scendi sulla terra tra le rose
e parli per chi non ti vuole udire.
Madre Santissima dal cuore aperto
non sei una statua di carne
né un sogno né una paura come si dice.
Tu sei viva per chi è vivo
e al mondo parli scegliendo i semplici.
Ma tu sai anche perdonare.

Esplodono i popoli giovani e calpestati, si lotta e si vince. In estrema terra d’Oriente si lotterà a lungo, lontana sarà la pace. E ai figli di Giovanna saranno alternati i figli di Lutero. Ma tutti saranno sconfitti.
Nella terra celeste un solo vincitore, col pensiero, con l’azione, con la parola. Da lui verrà al mondo un nuovo ordine di cose. I figli di Lutero combattono nel mondo. Israel risorge e trionfa. Ma l’Islam non è meno grande e la mezzaluna è divisa. La rabbia degli schiavisti si scatena più vicina ora che è persa la guerra lontana. Le grandi armi sono in tutto il mondo e sono la chiave della paura.
L’Europa è divisa. Un piccolo muro, una grande vergogna.
Muore ucciso al buio, nella sua tana, il piccolo Czar. Ma i suoi assassini in parte erano già morti, in parte si uccideranno tra di loro. Cercate nelle acque della Newa. Occidente civile, calpestato, teschi sul filo, popoli schiavi. Siete cristiani perseguitati, la Madre del Silenzio non muore. Chi ha perso la guerra, oggi la vince. Nella terra di Giovanna si spara atta croce di Lorena. Poco distante la seconda Elisabetta assiste allo sfacelo di quanto costruì la prima. Oggi il mare è breve e la forza è più lontana. La guerra è dentro l’uomo, ora. Norimberga ingiusta. Assenti gli assassini. Alcuni di essi sugli scranni dei giudici. Questa ombra si estende lontano.

Uomini e spari. In Europa capi di stato e oppositori. Qualcuno cadrà.
Sette vedove sono pronte all’altare, attendono gli sposi.
A sud di Lutero fermenti e armi e popoli in grida. Se ne andrà più volte il figlio del sole. Ma qui comanda Mammona e non c’è Dio che nelle parole. Sorride a Oriente l’uomo senza capelli, il contadino. Ma il suo sorriso è un ghigno, perché molti soffrono e muoiono per causa sua. Abbatterà il gigante, ma resterà piccolo.
Una famiglia di dittatori prenderà il potere nella terra dei figli di Lutero. Spargerà sangue. Sarà allora che Noè inizierà a costruire l’ultima, Arca. Ma non conoscerà le acque, grazie alla parola di chi non si sa, ma fa tremare i potenti, quando scende dal monte.
Cadrà il presidente, cadrà il fratello. Tra essi il cadavere della stella innocente. C’è chi sa. Chiedete alla prima vedova nera e all’uomo che la condurrà nell’isola all’altare.
I loro segreti sono nette armi, nel delitto. E sono
segreti di chi non era a Norimberga.
In tre spareranno al presidente. Il terzo sarà tra i tre che colpiranno il secondo. Morirà Lutero e sarà bene. Dietro di lui, l’ombra di chi ha già ucciso. Mentiva la sua voce.
Il mondo non conosce fiori.

I due capi rossi si scontrano, nel nome dell’umanità. Nella terra celeste sta la voce di chi ama il mondo e parla per i deboli. Il piccolo uomo usa la forza, spegne la primavera. E sempre lo faranno coloro che lo seguiranno.
Si parlerà di falsa pace, ma le armi saranno sempre nascoste. Nel cielo voleranno uomini, e gli uomini si entusiasmeranno. Dovrebbero tremare, perché è il male che conquista il cielo, per colpire la terra.
Dio è fuggito, dicono. Dio è morto. Si è nascosto nel cuore dei giovani. E tornerà vincendo, quando le città e le terre avranno consumato se stesse, per ridare valore alla vita. Verrà dalla terra a distruggere il cemento.
Israel che soffri e lotti, non meno di chi ti assale e non sa di dividere la tua sofferenza. Siete fratelli, qualcuno vi spinge alla lotta standosene nascosto. Qui si combatte il destino del mondo. E nel palazzo dove si abbracciano gli Stati è vivo il fuggiasco della tana. Dal palazzo l’odio per Israel. E questo sarà segno di rovina. Uomo che sei salito sulla luna, guardati: ora la possiedi, ma specchiata in una fogna scoperta. Scontro di due gioventù. Vincerà la silenziosa e il tempo lavora per la fede.
Sul mondo che freme venti caldi e freddi, tempeste sociali. Sangue sotto Lutero, sangue nella terra cattolica usurpata, nei paesi vicini.

Grande lampo a Oriente. Non ne udrete il tuono, anch’esso sarà improvviso.
Questo accadrà quando a Oriente sarà morto un capo e a Occidente sarà ucciso un capo. A sud di Lutero.
Rifiutate gli assassini che si presenteranno, rifiutate quelli che verranno presentati. Gli assassini sono in Europa. Vogliono il Mediterraneo. Poi ci sarà il delitto senza assassini. Il tempo ha covato una mente torbida, all’ombra della croce rossa e nera, a tutti sconosciuta, figlia dei latitanti a Norimberga.
Essa ha ordito il delitto su se stessa. C’è chi rinuncia alla vita, per amore del male. La terra sfiorerà H massacro. Uno morirà per tutti e sarà il più buono.
Non è tempo di re, non lo è mai stato. Dalla morte di Federico, ogni re è usurpatore. Se ne vada il re, resti il popolo. L’Europa ha sete, avrà sangue nelle strade.
Ma anche grandi processioni e la Beata Vergine scenderà in terra. Non la vedrete nella grotta, ma in un cuore che rivivrà. Dalle tenebre porterà una parola che tutti capiranno. È tempo delle lettere.

Alessandria è la terra del Concilio del mondo e qui si abbraccia chi crede nell’uomo. Cristo è uomo perché Dio. Ci si prepara alla grande lotta dello spirito contro chi lo nega. Tu, Marcus, nulla potrai da lontano e non saprai dividere, il tuo coltello è sottile, ma troppo affilato. La luce dell’incontro di pace riverbera, lo riconosce, lo spezza.
Israel che trovi in questi giorni nuova terra attorno alla città dai tetti d’oro. È tempo di lavare il sangue dei tuoi figli. Israel accorre alla città e la salva. Finalmente la stella ha sei punte. L’uomo solo sulle rive della Newa parla al mondo e si uccide. Dio avrà pietà di lui, che lo creò per quel momento. Queste parole saranno raccolte, saranno rosario.
E altri vicino alla Newa uccideranno. Oggi dal fiume finalmente illeso esce il corpo mai ritrovato del monaco santo. E i suoi figli segreti pregando nell’arca si conteranno. Guarderanno alla città dai tetti d’oro e il loro profeta morto nella Newa, l’ultima parola sulle labbra, sarà ascoltato ovun-que rossa si è fatta la bandiera.

A Oriente azzurro un nuovo sole, nella azzurra terra e antica sarà scoperta la tomba del primo imperatore, scelto tra gli umili. Canti si leveranno e genti in festa, festa di povertà e di gioia, cammineranno verso le terre schiave per liberarle con amore. Sul fiume in molti moriranno, ma eterne saranno sentinelle di un tempo vicino. Uomo di Boston, nipote di poeta, grazie a te e al tuo sogno deriso in questi anni, l’arma terribile sarà inoffensiva. E i mali curerà l’energia. Di notte il grande rapimento, i due uomini che si credono padroni del mondo, portati dinanzi al tribunale nella piazza più grande della terra, davanti agli uomini della terra, e processati da coloro che si sono ribellati. Gli uomini di scienza da essi condannati alla schiavitù del potere, al piegare l’ingegno per la morte dei fratelli, saranno gli accusatori. E poi toccherà ai perseguitati. Dura sarà la condanna e l’uomo ritroverà se stesso, nell’abbraccio tra scienza e fede.
Gli atti del processo saranno il poema delle genti, e le parole saranno dolci per i mansueti, terribili per gli orgogliosi potenti. Gli eserciti inviati, si sono fermati ai limiti detta piazza e gli uomini soldati hanno rigirato le armi. Le armi sono vinte in questo giorno. Quelle detta terra, quelle del cielo.

Da Sud contro Lutero e gli eredi di Norimberga, quelli che mancavano, quelli che sedevano sul trono dei giudici.
Chi fu colonia schiava del rame del sale, impone il suo comando popolare. E un santo sarà giunto nella città bianca a dire alto, a dire vero. Dietro di lui a petto nudo gli umili, che porteranno giustizia, nella terra di Lutero, ieri, dilaniata. Le terre dell’ovest che si erano ribellate, i loro uomini chiusi nel cemento tra i palmizi, avevano combattuto. Lutero aveva due capi nemici e divisi. Oltre il piccolo fiume, il comando del popolo e l’ordine di cedere al mondo emarginato che oggi ha il potere della parola, oggi che le armi sono morte.
Lutero conoscerà lotte e abbracci, poi una parola sola, la più alta, quella già pronunciata. E sotto la statua della prima santa, sarà firmata la carta dell’amore. Sui laghi chi odia, aspetta, vuole uccidere e non osa. Solo oggi finisce Norimberga. Ma attenti al volto che sorride, e viene da Sud, più a Sud di tutti. Il suo cuore era sempre stato a Nord, è tornato a riprenderlo, coi fratelli neri. C’è ancora paura, ma nella concordia tutti gli uomini alto e basso Lutero cercheranno qualcuno. E il giorno in cui una donna giurerà sulla Bibbia rinnovata, sarà di pace.

Luce della luce e antica fiamma ogni speranza giunge alla sua riva.
Esedra amica sciolti i tuoi capelli qualcuno cade, non lo raccogliere.
È maschio il viso della femmina e unità non esiste se non dove il ghiaccio si alza e scende.

Prometeo ha restituito il fuoco e l’uomo non osa più la sfida, circondato da ghiacci sempre più alti. E guarda il freddo, mentre il caldo è in alto, non è sole, è speranza. Qualcuno capirà, ma ci vorrà tempo.

Madonna delle nevi e delle steppe, fuggita nella
notte con il nuovo figlio, hai visto il nero e hai
atteso, scaldandoti col loto.
Leggeri vermi dalla terra del sole, piombo colato
sui ponti di Satanaeel.
Non c’è piombo nella roccia, né ferro, né mano
capace. La rivolta è dei pazzi, mandria impazzita
che si ribella a se stessa e cerca nel sole il cimitero dei padri.
Là vi sono ossa, e un solo volto intatto bianco nel sorriso. La testa dell’isola d’Egeo oggi parla.

Io dico i vostri nomi, perché non potrete nascondervi quando sarete chiamati. Wang, Levi, Rustov, Sherman, Tour. Leonard sarà su di voi, maestro e fratello, maestro e servo. Uniti dunque prima del passo nero.

Gog e Magog si contendono il suo nome, ma entrambe ne conoscono il passo, oggi che il Calvario si capovolge. Ma non è pronta la croce.

Io vi ho chiamati, altri vi chiameranno.
Sette volte sette volte sette volte.
La prima luce è posta nella mano e la settima
ancora nella mano.
Delle altre conoscete il rosso antro.
Aprite, aprite, nulla sia nascosto oggi. Il buio ha
già divorato la sua parte.

Fosti chiamata madre una volta quando non lo sapevi, madre dall’alto madre di chi eri figlia, umile regina. Oggi non ti chiamano madre i tuoi figli perché sono figli tuoi e non sanno catene stringere sugli occhi e la lingua hanno tagliato per il troppo sole. Hai una corona di preghiere non dette stringi un rosario di voti segreti.
Se apri le mani ferite, o quanto ferite,
prima del Golgota prima del Figlio,
qualcosa cade sempre e sempre sorride.
Raccogli invisibile un’altra corona
delle preghiere degli umili e dei muti
per quelli che oggi non sanno pregare,
tu sai la catena che unisce le genti,
sai quanto paga il padre per il figlio
e quanto costa essere madre rinnegata.
Se questi figli dicono io non ho madre
io madre non ti riconosco, qualcuno
lo disse prima di loro, con tono diverso
senza guardarti. Era tuo padre, era tuo figlio
e tra voi non si parlo di perdono.
Tu sai perdonare dunque senza la parola
e la tua ferita è già così grande
che nulla può ferirla più nulla dei figli.
Oggi i tuoi figli sono vecchi e stanchi
e i vecchi tutti si sognano orfani,
questo è soltanto un sogno, umile regina,
e tu i sogni li puoi colorare di fiori.
Dona a ogni figlio un fiore quale sia il giaciglio
fallo cadere prima del risveglio, prega.
E con gli occhi nuovi su quel fiore uguale
i figli di oggi rammenteranno consolati.
Ti canteranno, madre, con la stessa voce.
Quei fiori torneranno al cielo caldi
e il tuo cielo esploderà nel giorno di colori.
Pace sulla terra e i vecchi saranno giovani.
I giovani non sono orfani mai, almeno nel dolore.
Oggi prega, umile regina, per chi ti prega.
L’uomo dalla tunica gialla, dal cranio calvo, dalla pelle nera, figlio del Leopardo, seminerà il terrore, trascinando nel viaggio del massacro le genti della fame.
Accadrà dove termina l’Africa, poi la marea salirà e non vi saranno bianchi in quelle terre se non i rinnegati.
Un idolo alto sette volte l’uomo della tunica gialla sarà innalzato. A esso giungeranno onori dal mondo che ha paura.
Ma da Oriente il fulmine in pieno giorno, quando l’idolo sarà abbattuto e i mangiatori di cuori saranno dispersi.
Quando l’Islam sarà diviso, e i figli di Maometto lotteranno contro i figli di Fatima, i più segreti, dell’Asia in fiamme, tra questi ultimi, con nuovo volto, l’uomo dalla tunica gialla sarà riconosciuto. I figli di Maometto vinceranno, il nome di Fatima sarà riconsacrato, e il sangue del crudele bagnerà il deserto.
Dalla piccola isola nel Mediterraneo partirà il grido del nuovo cavaliere. E le navi dalle false bandiere saranno affondate. Il primo giorno d’Europa.

Abramo sei tornato dal monte e ne hai riportato illeso il figlio.
Il monte d’Italia non vuole più sangue dei suoi prediletti. Questa è la terza Italia. Le carte sono fuori da tempo, la donna è morta, i nomi sono stati fatti. Due Italie hanno dovuto morire, per ripulire il passato. E le ceneri non sono sembrate abbastanza grandi. Tutti hanno confessato, tranne chi si è ucciso e chi è stato ucciso. Ma gli assassini sono stati presi uno ad uno.
Abramo è in questa terra dove da tempo il sole e oscurato, dove il Padre della Madre ha camminato nel sangue delle vie di Roma, il primo giorno. Oggi Roma non ha più questo nome. È un ricordo e i suoi palazzi sono al Nord. Qui le rovine, rovine di uomini e di cose. Abramo è figlio e padre dell’Europa e i suoi fratelli sono qui.
Sette capi uccisi sui sette colli, prima della terza Italia. Ribelle, ultima ribelle all’Europa, legata da Severo alle bandiere rosse.
Il giuramento segreto sul Gianicolo, la congiura, poi il vento della libertà, fratelli tra i fratelli. Qualcuno piange e prega nella casetta di Loreto. Il mondo lo ascolta ogni notte.

La donna di Lutero sarà trovata netta livida alba,
ai piedi del muro che divide Berlino. Nessuno
saprà come è arrivata, nessuno saprà come è stata
uccisa.
Ci saranno i segni sul suo corpo e chi tenterà di
parlare sarà ucciso a sua volta, con gli stessi segni.
Quando il mondo riconoscerà quel volto, si dirÃ
che la sua vita era nel vizio. Ella aveva lasciato
il potere per amore di Cristo, degli umili. E invece
è stata uccisa dal vizio.
Molti paesi saranno scossi, genti si ribelleranno.
E uno solo riuscirà a parlare, appena in tempo
prima di morire.
Dirà i nomi di chi ha ucciso, rivelerà i loro segni
segreti. E il mondo intero insorgerà contro il gioco
dei potenti, la fratellanza segreta dei potenti, che
stava per ordire la schiavitù delle genti. I pochi
capi onesti sapranno unirsi, i colpevoli saranno
rovesciati.
Quella donna che lasciò il potere per Cristo sarÃ
fatta santa. E per costruirle il monumento sarÃ
abbattuto il muro, l’Europa unita all’Europa.
Quanto sangue per rendere giustizia. Ma solo il
sangue può abbeverare i nuovi fiori.
Pace a te, Patrizia, figlia di Dio.

Ecco il libro maledetto, scritto da chi odiava se stesso e la sua razza.
Ecco il libro della menzogna, dell’odio, delle fogne. A causa delle sue parole moriranno in molti, senza capire, senza conoscere il vero autore. Perché lui è morto da tempo, e chi l’ha trovato si nasconde. Ecco il libro che invoca l’odio, che divide gli uomini. Quanto male farà, quanti dolori porterà, quante guerre.
Per questo libro si fabbricheranno nuove armi e tanti uomini si chiuderanno in se stessi. Ecco la verità, si griderà nei parchi, nette piazze. Questa è la sola verità. Si rovesceranno la terra e i suoi amori. Settanta anni trionferà il libro in un quarto del mondo, forgerà condottieri, schiavizzerà popoli. E gli uomini semineranno odio e carestia. L’orgoglio, il sogno dell’orgoglio, il nuovo paradiso. Inferno sulla terra.
Tra le guerre, qualcuno parlerà d’amore. Ma anche vinto, falso, smascherato, il libro avrà pochi seguaci sempre, sino alla fine dei tempi.

In sette dalla Grecia per il mondo, dopo la visione. E nuove parole conquisteranno la terra. Ripetute dal Cristo.
Ripetute dai suoi nuovi figli. Sarà momento di risveglio e di grandi canti.
I rotoli verranno trovati nelle Azzorre e parleranno di antiche civiltà che agli uomini insegneranno antiche cose a essi sconosciute. La morte sarà allontanata e poco sarà il dolore. Le cose della terra, dai rotoli, parleranno agli uomini delle cose del cielo. Sempre più numerosi i segni. Le luci nel cielo saranno rosse, azzurre, verdi, veloci. Cresceranno.
Qualcuno viene da lontano, vuole incontrare gli uomini della terra.
Incontri ci sono già stati. Ma chi ha visto veramente ha taciuto.
Se si spegne una stella, è già morta. Ma la luce che si avvicina è qualcuno che è morto e che ritorna.
Nelle carte del sotterraneo di ferro di Wherner, segrete sempre, la risposta, allo scoperto. Il tempo non è quello che conosciamo. Abbiamo fratelli vivi, fratelli morti. Noi siamo noi stessi, il tempo ci confonde. Benvenuto Arthur ragazzo del passato. Tu sarai la prova. E incontrerai il Padre della Madre.

È il tempo dei due imperatori. E la Madre non ha padre, perché molti vogliono esserne padre. E due sono sostenuti dai contendenti.
Si alzano le grida e le barriere della contesa, ma già dall’acque esce la Bestia. E la carestia ferma gli eserciti. Gli uomini si contano morire. E dopo la carestia, la pestilenza. Iddio ha scatenato la guerra della natura per impedire la guerra degli uomini. Il primo imperatore muore di fame, chiuso nella torre del suo sogno.
Il secondo imperatore nel deserto, assalito dagli animali della pestilenza, sconosciuti. La figlia di Caino è salita a Nord, a predicare. Lussuria nella nuova babilonia, per sette anni. Il settimo anno cade il settimo velo di Salome, ma non esiste imperatore, non esiste chi sappia alzare la spada e recidere il collo di Giovanni. Il tempo è vicino.

Prophetic Motto
Motti Profetici

ALBERT – Ogni stella vive di luce propria, e nel nero non basta il suono dell’organo, quando attorno si muore. Di te si dirà pace, ma tu sai che pace dentro non avrai mai. Solo tardi il mondo conoscerà il dolore che hai seminato, per il tuo egoismo.

WEINER – L’odio per la tua città è odio per il mondo. Deponi il terzo libro, raccogli la polvere, cammina tra le genti, e ritrova colui che guidò in preghiera i tuoi primi passi.

STOCCOLMA – La seconda visione da lontano, il secondo incendio. Questo è il primo segno.

CAINA – Hai troppe figlie e un solo padre, non hai madre, perché non sai essere madre. Sarà l’ultima tua figlia a ucciderti e le altre ti rinnegheranno, quando scopriranno di essere come te.

ZELDA – Tieni cara la memoria e i fiori anche morti. C’è un tempo per tutto, anche per l’amore ucciso dagli altri.

NEGH – Sotto il tuo leone non c’è più marmo, ma il sacrario dei tuoi congiunti sterminati. Solo morirai, odiato e amato, poi sarai dimenticato. È il tuo premio.

BABILONIA – Hai tre volte per sorgere e crollare. È il tuo destino e nulla posso dirti, perché con te non parlo.

ENIAH – La tua torre è sola, chiude soltanto un sogno. Tu stesso sei sogno.

SIGMUND – Oltre la tua città e la tua mente, oltre la carne dalla quale vieni, ci sono sospiri leggeri che affosseranno in pochi decenni le tue grida forsennate.

SIGFRIDO – Il canto, il canto, il canto. E l’ultimo viaggio nella palude dalla quale non si torna. Donna Esmeralda, vergine e regina, sola. Sarà derisa.

ALCES – Non smettere di raccogliere fiori bianchi, le tue braccia saranno sempre più larghe e non ti affaticherà il peso, perché ogni fiore saprà sorreggere l’altro. Di tanti fiori ha bisogno il mondo.

NEWA – Settantasette anni. Dal primo sangue gelato nelle tue acque, all’ultimo sangue, quello della libertà. Due nomi quasi uguali, due morti. E poi il trionfo della vita.

CORINNA – Sappi conservare il segreto oltre l’ala, anche se è impossibile dimenticare. Ciò che puoi dire può vendicarti, ma ucciderti nel profondo. Chiudi gli occhi nel sorriso.

WERA – Tra i boschi, attendi gli uomini della libertà. Nel sogno a essi verrà indicata bianca la strada. Ti cercheranno, ti riconosceranno. E sempre benediranno il tuo nome.

ROSA – La Vergine Santissima appare per tutti, ma a volte anche per una persona sola. Tante volte ha chiesto di parlare, a te ha imposto di tacere. Accogli in letizia il suo disegno.

PARIGI – Tre colpi nella notte, tre maledizioni. Le acque, il fuoco, la pestilenza. Nel ferro ritroverai te stessa.

ROMA – Accetta le rovine, non stendere fiori o sete, per i piedi nudi di chi viene. Questi piedi amano il dolore.

HENRY – Il quarto fucile, da te armato, per te sparerà. Hai ascoltato Martin sulle cottine, ti sei legato al nero patto. Sulle colline qualcuno prima della tua morte, rapirà i tuoi nipoti.

FEDERICO – Benvenuto al regno di umiltà, benvenuto eletto tra gli umili. Scegli Agostino, rigetta Benedetto.

UK’UBUK – La pietra nera è quella che cercavi, ma ora cambiane il colore. E il grigio dorato ti seguirà, i pugni alti, oltre il calvario. C’è un’età per le tue genti. La tua.

HUGO – fermati prima del soglio e non pensare al trono. La tua mano torni ai fogli. Non debbono restare bianchi. La luce non sempre illumina. Per certi stordisce, poi uccide. La tua luce sia il tuo bianco.

HARWEY – Ciò che è vetro sarà fuoco e nulla potrai. L’ultimo giunto, il più piccolo, il più tremante, sarà il più pericoloso. Non lo riconoscerai.

DAVID – Abbassa la fionda, alza il capo. Ci sono altri deserti da far fiorire. Il grande deserto è dentro l’uomo.

SIMON – Questa fiammella non diventi mai fuoco.

WHANG – Sarai improvviso, ma preparato. Il mondo attende molto da te, parole chiare, bandiere azzurre, sorrisi di folle, sorrisi di bambini. Tu vestirai le genti.

MARLE – Ti riconoscerai, quando ti vedrai sulla Bestia trionfante. Allora cambierai nome a tua madre.

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